Il più bel campionato del mondo di corsa in montagna mai
organizzato in una storia della specialità che conta già ventotto edizioni, è
andato in archivio con l’Italia che ha colto le solite significative
soddisfazioni, anche se la mancanza di una sola medaglia d’oro, rende il
bottino complessivo azzurro inferiore alle attese. Tre medaglie d’argento ed
una di bronzo, rappresentano lo stesso risultato numerico di medaglie della
passata edizione del mondiale, ma nel 2011 in Albania, erano state ben due le
medaglie al d’oro che avevano brillato al collo degli azzurri: titoli iridati
che avevano conquistato le due squadre senior. Questa mattina sul traguardo del
Tonale, sia il team maschile che quello femminile si sono dovuti accontentare
della piazza d’onore, con Belotti e compagne superate dalle americane, mentre i
ragazzi si sono dovuti inchinare allo strapotere eritreo.
Favorita da una stupenda giornata di sole, dopo che la
vigilia, piovosa, ventosa e pure nevosa, aveva fatto temere il peggio, la
rassegna organizzata con estrema bravura dall’Atletica Vallecamonica del
presidente Alberto Pastorelli e soprattutto della famiglia Agostini, è andata
in archivio strappando applausi e suscitando l’apprezzamento complessivo delle
oltre quaranta nazioni presenti.
Ma andiamo con ordine nel commentare le quattro prove, anzi
cinque, che hanno caratterizzato la giornata.
I primi a partire e pure a terminare nonostante l’asprezza e
la difficoltà dei 14,8 chilometri del tracciato, sono stati gli attori
dell’Open Race, la gara aperta a tutti. In campo maschile ha vinto il giovane
cadorino Luca Cagnati, in passato ex azzurro fra gli Juniores e comunque grande
promessa della corsa in montagna azzurra. Fra le donne successo per la
britannica Anne Buckley.
In campo femminile
successo della fortissima Junior turca Sevilay Eyemis, che sotto lo striscione
d’arrivo è giunta con 39 secondi di margine sulla tedeschina Julia Lettl. Sul
terzo gradino del podio è salita la slovena Lea Einfalt. Ilaria Del Magro è
risultata la migliore fra le azzurrine, conquistando una significativa 15esima
piazza finale. I piazzamenti ottenuti da Samantha Bottega e Sara Lhansour,
rispettivamente 32 esima e 33esima hanno permesso all’Italia di insediarsi in
decima posizione di una classifica per nazioni dominata da Turchia, che si è
laureato team campione del mondo davanti a Gran Bretagna e Germania.
Nella sfida dedicata agli Juniores grande impressione hanno
suscitato i giovani atleti ugandesi, capaci alla vigilia di combinarne di tutti
i colori, ma alla fine assoluti dominatori della categoria. Giunti per ultimi
in Alta Valle Camonica, quando ormai le loro tracce sembravano perdute in
chissà quale aeroporto europeo e giunti pure in ritardo di un paio di minuti
sulla linea di partenza, i giovani leoni dell’Uganda, sui quasi nove chilometri
del tracciato che da Ponte di Legno li hanno portati sul Passo del Tonale, non
hanno avuto rivali. In modo particolare è sembrato volare Michael Cherop,
robusto e possente grimpeur che ha tagliato la linea del traguardo con dodici
secondi di margine su uno dei grandi favoriti della vigilia, il turco Adem
Karagoz, giunto secondo davanti al connazionale Sommez Dag. Per la classifica
per nazioni la differenza l’hanno fatta gli ugandesi, con Moses Kurong quarto e
Abdallah Mande, ottavo. L’oro è così andato all’Uganda, davanti ad una delusa
Turchia, ma sul terzo gradino del podio è salita una superlativa Italia
trascinata dal campione italiano della specialità Nekagenet Crippa, stupendo
quinto sul traguardo a poco più di un minuto dall’imprendibile Cherop. Gli
altri azzurri: Dylan Titon e Cesare Maestri hanno terminato la loro fatica chiudendo
in dodicesima e tredicesima posizione, portando i punti necessari all’Italia
per aggiudicarsi la favolosa medaglia di bronzo, mentre l’enfant du pays ,
forse condizionato dal fatto di esibirsi davanti ai suoi conterranei, ha
disputato una prova assolutamente inferiore alle attese e che comunque lo ha
visto collocarsi in una più che dignitosa 22esima piazza conclusiva.
Entusiasmante la gara riservata alle Senior, che aveva nella
camuna di Temù, Valentina Belotti, una delle sue annunciate protagoniste. E la
campionessa che correva sull’uscio di casa non ha deluso le attese. Valentina
ha disputato una gara superlativa, dove talento e forza fisica si sono uniti
all’unisono per consentirle di vincere una grande medaglia d’argento,
inchinandosi solamente all’austriaca Andrea Mayr, che sul Tonale ha vinto il
suo quarto titolo mondiale. Partita un poco contratta, Valentina Belotti si è
sciolta con il passare dei chilometri e la sua rimonta, tanto apprezzabile
quanto entusiasmante, soprattutto per le centinaia di persone che dal Passo del
Tonale seguivano sul mega-screen la diretta fornita da TeleBoario, le ha
permesso di aggiudicarsi quell’argento che lei stessa ha dichiarato come il
miglior risultato ottenibile. La Mayr infatti è sembrata in giornata di grazia,
dimostrandosi una volta di più la più grande specialista della corsa in
montagna. Sul terzo gradino del podio è salita la statunitense Morgan Aritola,
trascinatrice di quel team a stelle e strisce capace di sconfiggere lo
squadrone azzurro grazie anche le performance offerte da Stevie Kremer e Melody
Fairchild, arrivate rispettivamente settima ed ottava. Le azzurre, che hanno
dovuto abdicare dopo i due titoli iridati consecutivi conquistati in Slovenia
nel 2011 ed in Albani lo scorso anno, si sono accomodate sul secondo gradino
del podio, grazie ai punti conquistati da Renate Rungger (13esima) e Alice
Gaggi (14esima). Leggermente sotto le attese, ma limitata da un problema
muscolare, la trentina e plurimedagliata dello sci di fondo, Antonella
Confortola, è arrivata sul Tonale in diciassettesima piazza, ma poi ampiamente
soddisfatto per l’argento conquistato con le due compagne di squadra.
La prova riservata ai Senior ha regalato mille emozioni,
anche se, come per le colleghe, gli
azzurri si sono visti sfilare la maglia di campioni del mondo conquistata
l’anno passato in Albania. Ha vinto l’Eritrea perché oggi è stata imbattibile.
E imbattibili sono stati in modo particolare Petro Mamo ed Azeria Teklay, che
partiti di gran carriera poco dopo il via dato da Temù, hanno lasciato ai loro
avversari solo le briciole. La ribalta i due campioni africani se la solo
meritata dopo una corsa di testa, che Petro Mamo ha fatto individualmente sua
scattando sull’erta finale del Pegrà. Teklay è secondo, mentre il terzo gradino
del podio è stato appannaggio, un po’ a sorpresa, del russo Andrey Safronov.
Quarto l’altro eritreo, Debasy Tsige, piazzamento che consegnerà poi l’oro a
squadre al paese africano. Ma l’Italia, che nulla ha potuto contro lo
strapotere eritreo, non ha affatto deluso. Tre italiani sono finiti nei primi
sette posti, con Gabriele Abate, Alex Baldaccini ed il sei volte campione del
mondo, Marco De Gasperi, ad occupare rispettivamente i posti dal quinto al
settimo di una graduatoria piena zeppa di campioni consumati. L’argento azzurro
nella classifica per nazioni è stato messo in cassaforte grazie a Xavier
Chevrier, che sospinto da almeno cento suoi sostenitori giunti dalla Valle
d’Aosta e dalle valli bergamasche, ha saputo concludere la sua strepitosa prova
in tredicesima posizione. Il campione italiano in carico della specialità,
Bernard Dematteis, evidentemente non nella sua miglior giornata, è arrivato
solo diciannovesimo, a più di cinque minuti dal vincitore. Ancora più indietro
il sesto degli azzurri, Antonio Toninelli solo quarantanovesimo.
A cura del servizio stampa dei Campionati del Mondo di
Corsa in Montagna di Ponte di Legno - Temù
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