giovedì 4 ottobre 2012

INTERVISTA A GIULIANO CORTI storico atleta e allenatore del G.S. CSI Morbegno


Iniziamo a parlare di Trofeo Vanoni con una persona che ne ha corsi ben 40, quasi ininterrottamente dal 1960 al 2003. E’ Giuliano Corti, storico atleta e allenatore del CSI Morbegno.

1. Giuliano, lo sapevi di aver corso ben 40 edizioni del Trofeo Vanoni?

Assolutamente no! Pensavo una trentina, al massimo 35, ma 40 proprio non me l’aspettavo. Ad essere sincero avrei potuto correrne altri 3 o 4….

2. Come è cambiato il percorso del Trofeo Vanoni in 55 anni?

Ci sono stati dei piccoli cambiamenti negli anni che però non l’hanno mai stravolto. A parte un paio di tratti, l’attuale percorso è molto simile a quello originario.

3. Organizzare il Trofeo Vanoni è sempre stato impegnativo, quali difficoltà avete dovuto affrontare in tutti questi anni?

All’inizio sicuramente non era complesso come ora, si racconta che il primo Trofeo Vanoni fu organizzato da Luigi Ronconi (uno dei fondatori del CSI Morbegno) in una settimana! C’erano molte meno squadre, ai tempi una trentina, se pensiamo invece che ora sono 150, oltre alle donne e ai ragazzi del Minivanoni. Sicuramente abbiamo vissuto un periodo difficile negli anni ’70 in cui si arrivò addirittura a pensare di smettere. Un anno, ai primi di ottobre, ci ritrovammo in sede del CSI Morbegno e non avevamo ancora deciso niente. Cosa facciamo? Vanoni sì o Vanoni no? Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti “andiamo”! In 20 giorni abbiamo organizzato tutto. Erano gli anni in cui eravamo rimasti in pochi, ma abbiamo tenuto duro e poi le cose sono cambiate.

4. Come si svolgevano i primi Vanoni?

Il programma era meno ricco rispetto ad ora. Tutti gli atleti venivano visitati dal dott. Borellini, il medico sociale del CSI Morbegno, prima dell’iscrizione che avveniva il giorno stesso della gara. Al polso dell’atleta veniva poi messo un nastro con il piombino, di colore diverso in base alla frazione. Le premiazioni si svolgevano al Cinema Iris, allora gestito dalla Parrocchia, e bisognava attendere le 18, quando finiva la proiezione del film, per cominciare. I premi erano offerti dai vari negozi di Morbegno, quindi c’era un po’ di tutto: bottiglie di vino, indumenti, mobili. Poi, piano piano, le cose cambiarono e si passò ai premi in denaro. Le classifiche si facevano a mano, ciclostilate e se c’era qualche errore bisognava rifare tutto. E’ capitato di finire le premiazioni alle 8 di sera, con atleti che venivano anche da lontano.

5. Se facciamo un confronto tra gli atleti dei primi Vanoni e quelli di oggi, le prestazioni sono migliorate di molto?

Direi che la differenza è minima se si considera come sono cambiate le metodologie di allenamento e i materiali. La gente di allora, secondo me, valeva di più.

6. Tra gli atleti del CSI Morbegno, quello che ha il miglior tempo sul “Vanoni” è  Giovanni Rossi che nel 1988 lo scorse in 30’06” e successivamente lo vinse nel 1990, con la canottiera del G.S. Monte Zogno, in 30’ netti. Che atleta era Rossi?

Giovanni era un atleta adatto alle gare non troppo dure, aveva un gran fisico e secondo me la corsa in montagna non era la sua disciplina ideale, ma si è adatto a farla e ha ottenuto risultati importanti come la convocazione in maglia azzurra. Per darvi un’idea del suo potenziale, vi posso dire che corse i 10000 in pista tutto da solo in 30’33”.

7. Mentre pensando ai tanti campioni che hanno corso il Vanoni, secondo te chi è stato il migliore?

Senza dubbi il bresciano Franco Volpi che ne vinse otto consecutivamente dal 1961 al 1968. Aveva un fisico e una classe eccezionali, era veramente una spanna sopra tutti, ma nonostante ciò era di una gentilezza e di una umiltà incredibili. Era molto forte anche nella gare su strada e in pista, basti dire che vinse numerosi titoli italiani sia nei 5000 sia nei 10000 metri.

8. Ripensando alle 55 edizioni del Trofeo Vanoni hai qualche rammarico?

Sì, quello di non essere mai riusciti a vincerlo come CSI Morbegno! Il miglior piazzamento è stato il 2° posto nel lontano 1962 con Pio Pellegatta, Aldo Busi e Attilio Speziale. Abbiamo spesso avuto delle individualità molto forti, ma mai una squadra completa capace di primeggiare. A volte mi chiedo se non sarebbe valsa la pena di ingaggiare atleti forti di fuori provincia per toglierci questa soddisfazione.

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