Il rinvio del Mezzalama da sabato 30 aprile a domenica 1° maggio è solo una conferma: ogni edizione della grande cavalcata sui ghiacciai del Monte Rosa è un’avventura piena di incognite. Lo fu negli anni Trenta, lo è stata negli anni Settanta con rinvii a ripetizione e torna a esserlo anche oggi a dispetto dei progressi dei materiali e della previsioni meteo. Un’avventura per i mille e passa concorrenti, ma prima ancora per il direttore tecnico Adriano Favre su cui pesa l’assillo di decidere se e quando la gara può partire e, dopo il via, il compito di tener d’occhio minuto per minuto e quasi metro per metro il lungo serpentone dei concorrenti, in fila come formichine disseminate tra il Breithorn, il Castore e il Naso del Lyskamm, con il suo staff di 150 guide, soccorritori e medici schierati nei punti di controllo a fornire assistenza e a garantire la sicurezza sulle alte quote tra Cervinia e Gressoney.
La “maratona dei ghiacciai” non comporta solo il massimo della fatica in salita e dell’abilità in discesa richiesta a uno sciatore, per giunta legato in cordate da tre. Non comporta solo l’esperienza di un bravo alpinista, in grado di scalare con piccozza e ramponi il ghiaccio ripido della ovest del Castore e del Naso del Lyskamm e di correre sulle creste affilate che scendono al Felik o dalla Cresta Sella del Naso nell’aria sottile dei quattromila. Dicendo maratona si pensa alla lunghezza di circa 45 chilometri, ma non si conta il dislivello di quasi tremila metri in salita e ancora di più in discesa. E soprattutto non si conta che più di metà del percorso si svolge su ghiacciaio. La lunghissima traccia del Mezzalama, segnata da duemila paline, attraversa ingegnosamente una specie di estesissimo campo minato naturale, dove è obbligatorio procedere legati in cordata per far fronte all’insidia dei crepacci e in molti tratti bisogna saper posare gli scarponi su orme precise o tacche minime, circondati da minacciose seraccate e dal vuoto. Fin qui si tratta delle caratteristiche ordinarie del percorso. Per affrontarlo nella gara dal vivo bisogna sempre aggiungere le incognite delle condizioni meteo: il freddo che moltiplicato dal vento in quota morde molto di più, la nebbia e il nevischio che può sferzare il viso e togliere ogni visibilità. È questo il fattore che fa la differenza, è la variabilità climatica del Monte Rosa in alta quota che rende il Mezzalama una gara straordinaria, non solo la gara più alta delle Alpi, ma un’avventura unica al mondo. Una gara non paragonabile ad alcuna altra competizione sportiva, ma solo a una straordinaria avventura, diversa e originale a ogni edizione.
Per questo ogni volta assistere alla partenza della massa dei concorrenti che scalpitano illuminati dai fari sotto la cappa ancora buia del cielo prima dell’alba ci prende sempre una specie di brivido. Al via gli atleti già legati in cordata scattano verso l’alta montagna dal fondo piste di Cervinia sulla prima rampa segnata dalle fiaccole, con gli sci che sfregando sulla neve dura creano uno strano concerto di mille cicale, con la mole scura e temibile del Cervino che domina la scena e il soffio freddo che scende dai quattromila. Allora ci prende una stretta alla pancia per un misto di emozione e di affettuoso legame con gli atleti che si allontanano incontro a una sfida piena di minacce e fatiche. A causa di un misterioso transfert, sembra che essi vadano ad assolvere anche per noi a una prova durissima che anche noi abbiamo sognato, ma alla quale li deleghiamo volentieri. Siamo loro riconoscenti perché sappiamo che il grosso dei “mezzalamisti” non sono marziani, né atleti di professione, ma gente come noi, che nutre una grande passione e che ogni volta, a prezzo di ostinati allenamenti, osa misurarsi con una prova totale per conquistare la soddisfazione di portare a termine la gara. Poi quando si fa giorno e arriva il sole a ridar vita allo smisurato paesaggio minerale di rocce e ghiacciai, sull’intero campo di gara si stende come un manto grandioso, impalpabile e scintillante di bellezza. La bellezza della natura intatta del Monte Rosa che accoglie benevola la fila di formichine perché ognuna di esse sa trovare la strada per raggiungere la meta in fondovalle e ricongiungersi con la nostra vita quotidiana. Il sole ci riscalda, le minacce e le apprensioni si dissolvono, e tutti ne siamo rassicurati perché ci rendiamo conto che il Mezzalama è un grande gioco a lieto fine.
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